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Contraccezione

 

La più frequente obiezione da parte di molte pazienti, cui sia stata prospettato l’ipotesi di un percorso contraccettivo, è rappresentata dal rifiuto e dalla paura di avere a che fare con l’assunzione di sostanze ormonali o con il posizionamento di dispositivi all’interno del proprio corpo.

Se da un lato è vero che un percorso contraccettivo adeguato imponga l’uso di agenti esterni è altrettanto vero quanto possa essere erronea una valutazione che parta da questo punto di vista.

Il vero obiettivo dovrebbe essere quello di considerare innanzitutto quale potrebbe essere la propria reazione e il proprio vissuto a fronte di una gravidanza non ricercata.

Nel caso l’evento inatteso non dovesse rappresentare un problema, almeno in via ipotetica, non sarebbe necessario far ricorso ad alcun metodo contraccettivo.

Qualora invece l’insorgenza di una gravidanza, non ricercata, dovesse, sempre in via ipotetica, rappresentare un evento problematico occorrerà prendere seriamente in considerazione un percorso contraccettivo.

L’efficacia dei differenti metodi contraccettivi viene universalmente valutata in base al numero di gravidanze generatesi in 1200 cicli mestruali in cui sia stato utilizzato quel metodo (cento anni donna- indice di Pearl). È senz’altro più pratico per la comprensione riferirsi a 1200 donne che per un mese abbiano utilizzato una determinata metodica.

La massima resa riproduttiva, ovvero il numero di gravidanze che si presenterebbero in 1200 donne che per un mese abbiano avuto rapporti liberi, è di 60-80 (non è così semplice e immediato ottenere una gravidanza!).

Il rischio zero si realizza solo in assenza di rapporti sessuali.

La probabilità di insorgenza di gravidanze a seguito dell’utilizzazione delle diverse metodiche contraccettive si colloca in questo intervallo, ovvero tra 0 e 80.

Va da sé che più il rischio è vicino allo zero maggiore è l’efficacia del metodo contraccettivo utilizzato.

Bisogna però sottolineare come il rischio teorico possa essere soggetto a variazioni quando esposto a possibili errori di utilizzo (ad esempio pillole dimenticate o interferenze con l’assorbimento intestinale)

Le metodiche contraccettive più sicure sono quelle che si basano sull’uso si sostanze ormonali comunque esse vengano somministrate (la pillola per bocca, i cerotti transdermici, gli anelli vaginali, gli impianti sottocutanei e le iniezioni periodiche) che fanno registrare un indice di Pearl con valore intorno a 0,5.

Seguono di breve misura i dispositivi intrauterini (IUD comunemente chiamati “spirali”), che medicati con filamenti di rame o con progestinico a lento rilascio, fanno registrare un indice di Pearl di 1.

L’uso del profilattico (condom) è molto meno sicuro nella prevenzione di gravidanze ma risulta indispensabile per la prevenzione di malattie sessualmente trasmesse in caso di rapporti occasionali.

Le metodiche contraccettive chirurgiche (sterilizzazione femminile o maschile) sono molto sicure ma il loro utilizzo, da ritenere irreversibile, è indicato solo in pochi casi selezionati.

Tutte le altre metodiche contraccettive sono gravate da un tasso molto alto di fallimento e vengono utilizzate in assenza di corretta informazione o per motivazioni ideologiche.

L’interruzione volontaria della gravidanza (L 194/78) rappresenta l’ultima risorsa a fronte di una gravidanza indesiderata ma tale scelta, generalmente molto combattuta, è quasi invariabilmente causa di persistenti emotività negative per la paziente.

I possibili disturbi collaterali a seguito all’uso di un metodo contraccettivo, in genere contenuti, vanno discussi di volta in volta dopo la valutazione della storia clinica di ogni paziente.

La maggior parte di questi disturbi è però transitoria e in caso di persistenza vanno incontro a remissione dopo la sospensione del metodo e la sua sostituzione con un altro.

Non va infine dimenticato che le conseguenze per l’organismo materno a seguito di una gravidanza sono in genere di gran lunga superiori a quelle legate all’uso di una metodica contraccettiva.

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