Informazioni utili
Cosa è importante fare prima di una gravidanza
Prima di iniziare la ricerca di una gravidanza è utile:
​
-
Sottoporsi ad una visita ginecologica ed effettuare un Pap test;
-
Eseguire accertamenti ematochimici per verificare il proprio gruppo sanguigno, l’emocromocitometrico, la funzionalità del fegato e dei reni, ma soprattutto lo stato di protezione nei confronti di malattie infettive che potrebbero causare seri problemi se contratte per la prima volta in corso di gravidanza (Rosolia, Toxoplasmosi, Citomegalovirus, Varicella).
In caso di mancanza di protezione nei confronti del virus della Rosolia o di quello della Varicella è consigliabile sottoporsi a vaccinazione e rimandare di alcuni mesi la ricerca della gravidanza; -
Fare delle ricerche per verificare che nella propria famiglia o in quella del partner non si siano verificati casi di malattie che possano essere considerate ereditarie (malformazioni, deficit psico-intellettivi, alterazioni croniche di funzioni dell’organismo quali anemie, alterazioni della coagulazione, deficit respiratori, distrofie muscolari).
In caso affermativo, sotto la guida di un medico, occorrerà raccogliere tutta la documentazione possibile e in alcuni casi sarà necessario sottoporsi ad accertamenti e a consulenza genetica prima della gravidanza; -
Evitare di esporsi a possibili fonti di malattie infettive e a sostanze tossiche;
-
Integrare la dieta con l’apporto giornaliero di 400 mcg di Acido Folico per un periodo di almeno 3 mesi.
l’Acido Folico è una vitamina presente soprattutto nelle foglie delle verdure e la sua integrazione nella dieta prima della gravidanza consente di ridurre notevolmente il rischio di alcune malformazioni (spina bifida, labbro leporino e alcune malformazioni cardiache). -
Fare sempre riferimento al buon senso evitando ad esempio di perseverare con programmazioni stabilite prima del riscontro della gravidanza. Rinunciare ad esempio a viaggi disagevoli o ad impegni eccessivamente faticosi e stressanti.
La gravidanza
Va innanzitutto sottolineato che la gravidanza non deve essere considerata alla stregua di una “malattia” bensì “un momento particolare” nella vita di una donna e della sua famiglia e, di conseguenza, in condizioni normali la modalità più corretta per poterla affrontare è quella di far sempre riferimento al “buon senso” più che a categoriche limitazioni o imposizioni.
​
La gravidanza dura in media 280 giorni, ovvero 40 settimane, calcolati dal primo giorno dell’ultima mestruazione. Essa però non inizia durante il flusso mestruale bensì al momento dell’ovulazione, che in condizioni normali avviene 14 giorni dopo l’inizio della mestruazione. L’età del feto sarà quindi sempre di 14 giorni inferiore rispetto a quella calcolata per convenzione.
In caso di cicli mestruali o di ovulazioni irregolari questi calcoli possono risultare inesatti, pertanto si farà riferimento alla ridatazione ecografica e, sulla base delle informazioni ottenute, risulterà possibile riprogrammare i tempi corretti per il monitoraggio della gravidanza e per l’attesa del parto.
Qualora la durata della gravidanza superi le 40 settimane, confermate dalla datazione ecografica, si rende necessario un monitoraggio intensivo del benessere fetale e, generalmente, se viene superata anche la 41a settimana si preferisce indurre farmacologicamente il travaglio di parto.
Una formula semplice per calcolare la data media ipotetica del parto consiste nell’aggiungere 7 giorni e togliere 3 mesi alla data di inizio dell’ultima mestruazione.
L'alimentazione in gravidanza
In linea di massima non sono necessari regimi dietetici specifici per la gravidanza. È generalmente sufficiente un’alimentazione bilanciata e variata, cercando di evitare gli eccessi (anche in senso riduttivo).
Viene di norma ritenuto corretto un incremento ponderale a fine gravidanza che rappresenti un aumento del 25% rispetto al peso di partenza (ad esempio 62,5 Kg a termine in una paziente con un peso di partenza di 50 Kg).
È buona norma evitare gli eccessi alimentari di latticini, dolciumi e frutta (l’apporto calorico di quattro frutti al giorno equivale ad un piatto di spaghetti).
Sono invece consigliabili una buona colazione e piccoli pasti (ad esempio un frutto) a metà mattina e nel pomeriggio.
​
In alcune situazioni (ad esempio nausee all’inizio, difficoltà di digestione e bruciori gastrici negli ultimi mesi) può risultare utile suddividere l’alimentazione in piccoli pasti da distribuire nella giornata.
L’uso di grissini o di cracker può contribuire ad attenuare la nausea e l’eccesso di salivazione che generalmente la precede.
​
Un’abbondante idratazione (meglio se con acqua senza gas) a volte riesce a risolvere brillantemente la stipsi che frequentemente si presenta nel corso della gravidanza.
Vanno evitati l’eccesso di alcoolici (non più di 2 bicchieri di vino al giorno), i superalcoolici, i cibi speziati, quelli di cui non sia nota l’igienicità nella produzione e nella conservazione o potenzialmente tossici (ad esempio funghi di qualità non sicura).
​
Le verdure rappresentano un buon espediente per risolvere situazioni quali l’eccesso di fame e il rallentamento delle funzioni intestinali, oltre naturalmente al notevole contributo nell’apporto di vitamine.
Nelle pazienti non immuni nei confronti della Toxoplasmosi è però necessario che le verdure siano state accuratamente lavate oppure che siano state cotte.
Va ricordato che anche le carni crude (compresi gli insaccati) rappresentano una potenziale fonte di trasmissione per la malattia.
​
Va posta molta attenzione anche ai prodotti ittici: tonno e pesce spada di grosse dimensioni possono essere ricchi di sostanze tossiche quali piombo e mercurio, tutti i pesci mangiati crudi senza che siano stati preventivamente trattati con l’abbattimento possono contenere larve di Anisakis (vermi che sviluppandosi nell’intestino lo possono anche dare perforazione), tutti i frutti di mare sono, soprattutto se mangiati crudi, potenziale causa di gastroenteriti.
In caso di complicanze della gravidanza quali eccessivo incremento di peso, diabete, malattie dei reni o del fegato, aumento della pressione arteriosa, si renderanno necessari specifici regimi dietetici da valutare da caso a caso.
​
Un’alimentazione strettamente vegetariana determina uno scarso apporto di proteine e di sostanze (ad esempio il ferro), importanti tanto per la madre quanto per il feto, che sono presenti negli alimenti di origine animale. In questi casi sarà pertanto opportuno utilizzare degli integratori alimentari che possano, almeno in parte, sopperire alle carenze.
​
Infine va ricordato che lo stato di gravidanza non richiede che si mangi “per due”!
Utili informazioni cliccando sul link -> http://amanutricresci.com/
L'attività lavorativa
La gravidanza non è incompatibile con l’attività lavorativa, al contrario riteniamo che l’astenersene senza una valida motivazione possa, dal punto di vista psicologico, far avvicinare lo stato di gravidanza a quello di malattia.
Vanno però vagliati il tipo di lavoro svolto dalla paziente e l’impegno che questo comporta (una lunga e difficoltosa trasferta quotidiana per raggiungere il posto di lavoro può, per esempio, risultare eccessivamente pesante per una donna gravida).
È stato dimostrato come un’attività lavorativa “pesante” e svolta in piedi possa determinare un maggior numero di complicanze nel decorso della gravidanza.
La legge 1207 del 1971 tutela le pazienti gravide in caso di comparsa di complicanze che pongano a rischio la gravidanza stessa (ad esempio minaccia di parto prematuro) e in questi casi è possibile richiedere il collocamento anticipato in congedo dall’attività lavorativa (il certificato, redatto da un medico autorizzato, deve essere presentato agli uffici dell’Azienda Sanitaria Locale)
Laddove non siano presenti gli estremi previsti dalla legge, ma si rilevi una condizione di estremo peso del lavoro per la paziente gravida, è possibile far richiesta al datore di lavoro che la dipendente venga destinata a mansioni più leggere e solo in caso di risposta negativa far ricorso alla legge sopra citata.
Normalmente il congedo obbligatorio dall’attività lavorativa decorre dalla scadenza del VII mese e viene richiesto su apposito formulario, redatto da un medico autorizzato, che deve essere inoltrato al datore di lavoro e agli uffici INPS.
Fumo in gravidanza
La nocività del fumo di sigaretta per chi fuma è un fatto assodato.
In gravidanza però va considerata anche la salute del nascituro che senza dubbio, analisi scientifiche l’hanno dimostrato, risente sfavorevolmente del fumo della madre.
È altrettanto evidente quanto sia difficile sospendere questa abitudine e soprattutto come la sospensione forzata possa alterare, anche se transitoriamente, alcune abitudini dell'organismo e possa essere causa di nervosismo e del ripiego verso altre forme di piacere surrogato (caramelle, alimentazione disordinata ecc.).
Se la sospensione completa del fumo risultasse pertanto eccessivamente difficoltosa è consigliabile limitarsi a 6- 7 sigarette al giorno (il superamento di questa soglia può comportare interferenze con l’accrescimento del feto).
Occorre però ricordate che alcune sostanze inalate dalla madre con il fumo vanno ad accumularsi nei tessuti fetali e a tutt’oggi risulta impossibile prevederne gli effetti a lunga scadenza.
Gli alcolici in gravidanza
Anche se potrebbe sembrare eccessivo, il superamento di una quantità di alcool giornaliera pari a quella contenuta in 1- 2 bicchieri di vino è imputabile di complesse anomalie neonatali conosciute sotto il termine di “fetopatia alcoolica”.
È pertanto consigliabile non superare questi limiti ed evitare l’uso dei superalcoolici.
Vita e relazione in gravidanza
Lo sport
​
L’attività sportiva, se non si presentano complicazioni, può essere continuata nel corso della gravidanza.
È necessario usare il solito“buon senso” ed evitare sport pericolosi ed eccessivamente impegnativi.
Il nuoto rappresenta un validissimo modo per il mantenimento della forma fisica.
Le attività domestiche
​
Evitare le mansioni domestiche pesanti e prolungate (ad esempio stirare in piedi per ore) ed evitare le situazioni di potenziale rischio (ad esempio salire su scale: svenimenti e giramenti di testa sono frequenti in gravidanza).
I mezzi di trasporto
​
In gravidanza è meglio evitare lunghe percorrenze in auto alle quali dovrebbero essere preferiti il treno o l’aereo (per volare dopo il quinto mese è necessario un certificato medico che attesti l’assenza di un rischio di conclusione imminente della gravidanza).
Viaggiando in auto è sempre consigliabile utilizzare le cinture di sicurezza o viaggiare sui sedili posteriori (è documentato come, in caso di incidente, le conseguenze per il feto siano state peggiori se la madre era sprovvista delle cinture).
La vita sessuale
​
In assenza di complicazioni (perdite di sangue genitali o minaccia di parto prematuro) non c’è alcun motivo di limitare la propria vita sessuale. È comunque opportuno seguire delle accurate norme igieniche e trattare ai primi sintomi la comparsa di eventuali infezioni genitali.
Le cure odontoiatriche
​
Il rigonfiamento gengivale, che compare normalmente in gravidanza, può essere causa di fastidiosi sanguinamenti che a volte inducono la paziente a sospendere le usuali pratiche di igiene orale.
Al contrario, in queste situazioni andrebbe incrementata la cura con la quale spazzolare denti, gengive e spazi interdentali.
In caso di necessità possono essere intraprese anche cure ortodontiche d’urgenza. È possibile sottoporsi ad anestesie locali (chiedendo al dentista se è possibile evitare prodotti contenenti vasocostrittori).
In caso si rendessero necessarie delle radiografie è consigliabile che, soprattutto nei primi mesi o anche solo se si sospetta la possibilità di una gravidanza, l’addome venga protetto con appositi schermi di piombo (ma si tratta di una prassi comunemente adottata negli studi odontoiatrici).
Infezioni in gravidanza
Il problema infettivo in gravidanza spesso vi preoccupa essendo molto vario e complesso: si può presentare una banale infezione come la cistite o invece una infezione più grave come la rosolia.
Analizziamo prima i problemi più semplici.
Quando nelle urine c'è la presenza di numerosi batteri si parla di batteriuria.
La presenza dei batteri può associarsi ai sintomi tipici della cistite (bisogno urgente di urinare, bruciore durante la minzione, febbre, dolore al basso ventre) oppure essere asintomatica, cioè non associarsi ad alcun tipo di malessere. La batteriuria asintomatica è una condizione normalmente non preoccupante, ma durante la gravidanza può causare problemi. Per questo motivo viene comunemente prescritta, nel primo trimestre di gravidanza, anche alle donne che non hanno sintomi, una urinocoltura con antibiogramma (un esame delle urine per ricercare e identificare la presenza di ceppi batterici e, in caso positivo, per prescrivere la cura antibiotica più efficace.
La gravidanza rappresenta una condizione favorente questo tipo di disturbo perché l'utero, aumentando di volume, comprime la vescica e le vie urinarie determinando il rallentamento del flusso dell'urina. Questo processo facilita la risalita verso ureteri e reni di eventuali batteri presenti in vescica (pielonefrite).
Le infezioni delle vie urinarie trascurate sono correlate ad un rischio aumentato di parto pretermine e di basso peso fetale alla nascita.
Il corretto inquadramento della problematica e un’adeguata terapia antibiotica riescono a ridurre notevolmente queste possibili conseguenze.
Ho posto l’accento sulle infezioni delle vie urinarie, ma va considerato che le modificazioni immunologiche della gravidanza associate alla paura delle future madri di assumere farmaci per il timore di possibile interferenza con il benessere fetale possono andare a modificare il decorso di tutti i processi infettivi: cutanei, oculari, odontoiatrici, vaginali ecc.
Occorrerà sempre porre diagnosi corrette e prescrivere terapie adeguate per risolvere la maggior parte di questi problemi.
Veniamo ora alle più temute malattie infettive che potrebbero interferire direttamente con il benessere del feto qualora la gravida avesse contratto l’infezione.
Cose importanti da tener presenti:
-
In genere il rischio per il feto si realizza quando la madre contrae per la prima volta in vita sua la malattia infettiva
-
Nella maggior parte dei casi i rischi maggiori si hanno nei primi tre mesi di gravidanza e, per alcune malattie, a termine
-
Norme generiche di attenzione a non esporsi alle possibili fonti di contagio possono indurre una notevole riduzione del rischio (dovranno essere particolarmente attente le pazienti gravide che lavorano in ambito sanitario o in ambito scolastico con bambini di prima infanzia, pazienti che hanno bambini piccoli e tutte quelle che abitualmente sono quotidianamente in contatto con molte persone o utilizzano mezzi pubblici di trasporto). Maggior attenzione vuol dire lavare sempre accuratamente le mani, tentare di non esporsi a starnuti e colpi di tosse, non baciare sulla bocca o sul viso bambini, soprattutto se presentano sintomi infettivi.
​
Rosolia
​
La maggior parte di voi risulta immune, quindi senza problemi, per aver contratto la malattia da bambine o per avere effettuato la vaccinazione a scuola.
Nel caso invece l’infezione avvenga per la prima volta nei primi mesi di gravidanza, ne possono derivare conseguenze molto serie per il feto: aborto, morte fetale o la sindrome da rosolia congenita (difetti alla vista o cecità completa, sordità, malformazioni cardiache, ritardo mentale). Il test di screening per la rosolia è incluso tra i primi esami ematici cui viene sottoposta una paziente in gravidanza.
Lo screening certamente non dà protezione, ma consente alle pazienti che abbiano già gli anticorpi contro il virus di vivere più serenamente la gravidanza e concentra il clinico sulle poche che siano risultate non immuni. Per queste ultime il test verrà ripetuto nel corso della gravidanza, anche se passato il IV mese i potenziali rischi per il feto si riducono enormemente. Per queste pazienti risulterà molto utile sottoporsi, finita la gravidanza, alla vaccinazione contro il virus della rosolia prima di intraprendere una nuova gravidanza.
Non esistono invece procedure terapeutiche per il feto che possano essere attivate in gravidanza.
​
​
Toxoplasmosi
​
Anche per questa malattia il rischio per il feto si presenta solo se la mamma non ha mai contratto l’infezione in precedenza.
Se la malattia è contratta durante la gravidanza, il toxoplasma, che è un protozoo, può essere trasmesso al bambino in utero, procurandogli delle lesioni a volte anche gravi.
Esiste un potenziale rischio per il neonato anche in caso di malattia contratta in vicinanza al parto. Il toxo-test è l’esame del sangue che consente di verificare l’immunità nei confronti della malattia.
Se il test è negativo la malattia non è mai stata contratta. In questo caso, anche se si ha a che fare con una paziente che per abitudini di vita non si è mai esposta alle fonti di contagio, occorrerà
aumentare l’attenzione non ingerendo carni di mammiferi crude o poco cotte, verdure crude (a meno che non siano state accuratamente lavate) ed evitando contatti diretti con gatti e soprattutto con i loro escrementi e lavare sempre accuratamente le mani prima di portarle alla bocca o agli occhi.
Il test verrà ripetuto nel corso della gravidanza.
Qualora, nonostante tutto, una paziente contragga per la prima volta la toxoplasmosi in gravidanza, esistono la possibilità di accertamenti sul feto per verificarne l’eventuale infezione e terapie efficaci tanto per la madre quanto per il feto in grado di ridurre al minimo le conseguenze.
Accertamenti e terapie rappresentano però un percorso molto stressante e quindi davvero non vale la pena abbassare la guardia quando si sia risultate non immuni.
Una nota importante: il pesce crudo non è fonte di toxoplasmosi, ma può essere causa di gravi parassitosi intestinali, meglio quindi accertarsi che sia stato trattato e conservato in modo opportuno (abbattimento). Il pesce di grosse dimensioni (tonno, spada) può essere fortemente contaminato da piombo e mercurio, quindi meglio evitarlo. Il pesce in scatola e mal conservato può essere ricco di istamina (sindrome sgombroide) , nessun pericolo per il feto ma un brutto periodo di malessere per la madre.
Quindi prestate grande attenzione a ciò che mangiate, soprattutto quando mangiate fuori casa.
​
Citomegalovirus (CMV)
​
Una grande famiglia di virus che normalmente nell’adulto provocano una malattia non grave.
Nella grande maggioranza dei casi l'infezione è asintomatica, cioè chi la contrae non ha sintomi; in rari casi l’infezione si manifesta con sintomi pseudo influenzali a carico delle prime vie aeree.
Anche le persone che abbiano già contratto la malattia possono essere reinfettate da un virus diverso da quello dell’infezione pregressa, anche se generalmente in modo meno virulento, perché a seguito di una prima infezione l’organismo avrà generato anche anticorpi in grado di bloccare altri virus della famiglia.
L'infezione da CMV può diventare pericolosa se contratta durante la gravidanza, perché il virus può superare la placenta e contagiare il feto.
In Italia la maggior parte delle donne risulta aver contratto un’infezione da CMV prima della gravidanza. Una seconda infezione è in genere difficile da intercettare e comunque espone a conseguenze attenuate. La malattia si contrae venendo a contatto stretto con persone infette, attraverso saliva, sangue, urine, oppure rapporti sessuali. Generalmente le persone più esposte all'infezione sono quelle che lavorano a contatto con i bambini molto piccoli, nelle scuole materne o nei nidi, perché possono venire a contatto con la saliva dei bambini e con le urine durante il cambio dei pannolini.
Esistono test ematici che vengono di norma prescritti con i primi esami di gravidanza in grado di individuare le pazienti senza protezione anticorpale al CMV.
In questi casi sarà opportuno incrementare il livello di attenzione e ripetere il test ematico nel corso della gravidanza.
La probabilità che il neonato di una donna che abbia contratto per la prima volta in gravidanza l’infezione abbia gravi conseguenze sono molto molto basse (1/1000), ma non escludibili.
Anche in questo il percorso diagnostico e farmacologico rappresentano una fonte di enorme stress. Veramente meglio cercare in tutti i modi di non esporsi alle fonti di infezione!
​
​
Varicella, Parvovirus B19 (quinta malattia), Virus Coxakie (mani, bocca, piedi), Herpes simplex, Condilomatosi vulvo vaginale, Zika virus
Molte di queste malattie infettive anche se solo ipoteticamente sospettate perché il primo figlio le ha contratte o sono state diagnosticate all’asilo o al figlio di amici, creeranno grande apprensione.
Va subito ricordato che la probabilità che si generino gravi conseguenze a carico del feto sono molto basse e, per lo più, dovute ad infezioni contratte nel primo trimestre o presso il termine della gravidanza.
Molte ansie potranno essere azzerate effettuando un test ematologico di verifica degli anticorpi anti virus della varicella all’inizio della gravidanza. La maggior parte delle pazienti, anche se non lo ricorda, ha già contratto la malattia e non ne avrà pertanto conseguenze.
Parvovirus e Coxakie danno raramente problemi seri, ma occorre attivare tutte le precauzioni se si hanno bimbi in prima età scolare. In caso di sospetto di malattia esistono esami ematologici di verifica e controlli seriati ecografici, utili per la rassicurazione. Non ci sono comunque terapie.
L’infezione da Herpes simplex merita attenzione se localizzata e attiva a livello genitale a termine gravidanza. Potrebbe nascerne l’indicazione per la conclusione della gravidanza tramite taglio cesareo (non in ogni caso e solo dopo attenta valutazione clinica ). Stesse considerazioni per le infezioni genitali da HPV con condilomatosi genitali.
Poco ancora sappiamo sulle conseguenze da virus Zika trasmesso da alcune zanzare. Evitate i luoghi infestati da zanzare e fate uso di repellenti compatibili con la gravidanza.
​
​
Covid 19
​
I dati raccolti durante la pandemia non hanno evidenziato correlazione tra l’infezione e complicanze nel decorso della gravidanza quali abortività, parto prematuro o malformazioni fetali.
Ciò nonostante, dal momento che l’infezione potrebbe rappresentare una complicanza per la salute materna, viene caldamente raccomandata la vaccinazione preventiva in epoca pregestazionale.
Va inoltre sottolineato che non sono state segnalate complicanze specifiche in caso di vaccinazione eseguita in corso di gravidanza.
Virus influenzale
​
Ance l’influenza può essere causa di seri problemi per la salute materna in corso di gravidanza. Per questo motivo è raccomandabile la somministrazione del vaccino antinfluenzale quando la gravidanza si trovi ad attraversare i mesi di diffusione epidemica del virus.
​
​
Pertosse
​
La malattia causata da un batterio (Bordetella Pertusssis) potrebbe essere causa di gravi conseguenze per un neonato che dovesse infettarsi prima che venga sottoposto ai prescritti cicli vaccinali.
Per questo motivo viene raccomandata la vaccinazione della madre intorno al settimo mese di gravidanza. La raccomandazione riguarda anche pazienti già precedentemente vaccinate che in questo modo trasmetteranno al proprio feto una dose concentrata di anticorpi protettivi.
Non esiste un vaccino esclusivo per la pertosse ma viene impiegato quello trivalente per tetano, difterite e pertosse.
In genere l’esposizione in corso di gravidanza a malattie infettive causate da batteri (ad esempio la scarlattina) non crea problemi al feto in quanto sono rapidamente curabili con terapie antibiotiche opportune.