top of page

PCOS

La sindrome dell’ovaio policistico, detta anche policistosi ovarica o sindrome di Stein Leventhal, è una complessa alterazione endocrina e del metabolismo che interessa dal 5 al 20% delle donne in età fertile.

​

La diagnosi dell’anomalia si basa sulla presenza di almeno due delle seguenti manifestazioni:

​

  • alterazioni dell’ovulazione

  • incremento dei valori ematici di testosterone,

  • riscontro ecografico di ovaie ingrossate con numerose microcisti.
     

Non si conosce la causa dell’alterazione ma se ne sospetta l’origine genica, o forse poligenica, modulata da fattori esterni, dal momento che cambiamenti dello stile di vita possono influire sull’entità delle manifestazioni.

​

Le microcisti ovariche, un aspetto tipico della sindrome, non ne sono però la causa, essendo stati descritti casi della malattia in cui erano presenti le altre manifestazioni in assenza delle alterazioni ovariche.

La policistosi ovarica viene definita “sindrome” dal momento che interessa numerose caratteristiche e funzioni dell’organismo:

​

  • l’alterata funzione dell’attività ipotalamo-ipofisaria (ipotalamo e ipofisi sono le ghiandole che regolano tutte le funzioni ormonali) altera il rapporto di produzione di FSH e LH (gli ormoni che regolano il ciclico funzionamento delle ovaie)

  • le ovaie irregolarmente stimolate formano microcisti e aumentano la produzione di ormoni maschili (testosterone)

  • è alterata anche la biodisponibilità delle proteine che trasportano gli ormoni nel sangue, con conseguente aumento delle quote ormonali non veicolate e quindi attive.

  • gli organi e i tessuti bersaglio risultano resistenti all’azione dell’insulina con conseguenti iperinsulinemia, iperglicemia e diabete.
     

La diagnosi di PCOS non può però essere formulata esclusivamente sulla valutazione delle caratteristiche delle ovaie. Frequentemente (ad esempio nel caso dell’ovaio multicistico) si possono osservare la presenza nelle ovaie di numerose cisti, che appaiono meno numerose e di maggior dimensione di quelle rilevate nella PCOS, causate da disfunzioni transitorie.

​

In presenza di alterazioni del ciclo, anche associate a sovrappeso e irsutismo, andranno escluse altre patologie (iperprolattinemia, ipotiroidismo, iperplasia corticosurrenalica) prima di confermare la diagnosi di ovaio policistico.

Sintomi

​

I sintomi della PCOS possono manifestarsi con grande variabilità e diversi gradi di gravità, i più comuni sono:

  • irregolarità della funzione ovarica con alterazioni variabili del flusso mestruale, che può presentarsi da intervalli superiori ai 35 giorni fino alla completa assenza (amenorrea), spesso accompagnate da incremento dei disturbi quali gonfiore e addominale e dolori pelvici (dismenorrea),

  • iperandrogenismo (elevata presenza di ormoni maschili in circolo) quasi invariabilmente associato alla presenza di acne, dermatite seborroica e irsutismo (aumentato sviluppo dei peli), ma che negli anni può anche causare alopecia (diradamento dei capelli),

  • sovrappeso, fino all’obesità, causati dal contestuale disordine della sensibilità all’insulina che può essere anche responsabile di diabete,

  • alterata struttura delle ovaie, che possono raggiungere dimensioni fino a 3 volte superiori alla norma e che si presentano costellate da numerose microcisti, esito di processi ovulatori non conclusi. Lo strato superficiale dell’ovaio (la regione corticale) risulta poi ispessita fino a raggiungere un aspetto madreperlaceo.

 

​

Ovaio policistico e fertilità

​

La policistosi ovarica può interferire a diversi livelli con le aspettative riproduttive.

Anche in presenza di ovulazione, l’allungamento del ciclo riduce le probabilità di insorgenza della gravidanza (in condizioni normali con cicli di 28 giorni il tempo medio di attesa di una gravidanza è di 18-24 mesi).

Se poi i cicli dovessero essere prevalentemente anovulatori con amenorrea (assenza di flusso mestruale), le probabilità di una gravidanza vanno enormemente ad affievolirsi.

Occorre poi tener presenti le aggravanti rappresentate dalle co-morbilità di obesità e diabete, condizioni già di per se stesse in grado di influenzare negativamente l’aspettativa riproduttiva.

 

​

Cosa fare?

​

Innanzitutto, occorre una diagnosi certa della sindrome e una attenta valutazione delle singole manifestazioni patologiche.

Nei casi più lievi, che sono anche i più frequenti, un deciso intervento sullo stile di vita (alimentazione, riduzione del peso, attività fisica) è in grado di superare brillantemente il problema. Può essere associato anche l’uso di integratori (inositolo) in grado di influenzare favorevolmente sia la funzione ovarica sia l’azione dell’insulina.

Nei casi di diabete conclamato occorrerà introdurre un deciso trattamento correttivo.

Ci si può giovare anche di trattamenti farmacologici con effetto sull’ipofisi (clomifene citrato) per ottenere una normalizzazione della sintesi di FSH (ormone follicolo stimolante) e favorirne la normale proporzionalità rispetto al LH (ormone luteinizzante). Esiste comunque un’enorme scelta di altre terapie ormonali.

Non mancano i trattamenti chirurgici (resezione cuneiforme dell’ovaio, tecnica abbandonata, e drilling, ovvero perforazione della corticale ovarica ispessita per via laparoscopica) per favorire la fuoriuscita degli ormoni androgeni concentrati all’interno delle microcisti. Si tratta di interventi un po’ empirici e ad effetto incerto.

A fronte di situazioni gravi di PCOS, in presenza del desiderio di una gravidanza, occorre muoversi con determinazione introducendo tutti i possibili correttivi dello stile di vita per poi far riferimento ad un centro qualificato di procreazione medicalmente assistita (PMA).

Un tale percorso deve essere ben ponderato, ma non deve essere eccessivamente procrastinato con il rischio di aggiungere ai problemi esistenti quelli derivanti dall’avanzare

bottom of page